La grafologia mi appassiona da anni: amando scrivere di tutto, dai racconti alle poesie, passando per i saggi e gli articoli di vario genere, ho deciso di approfondire lo studio dell’analisi della scrittura con un master in Consulenza grafologica peritale giudiziaria e dell’età evolutiva.
L’uomo che scrive disegna inconsapevolmente la sua natura interiore” scrive Max Pulver ne “La simbologia della scrittura” (1931). Scrivere è infatti un atto cerebrale. Scrivendo si lascia la propria impronta personale sul foglio.
La scrittura, unica per ogni scrivente, diviene pertanto rivelatrice del temperamento, delle attitudini, dei punti di forza e di fragilità, delle potenzialità e del tipo di intelligenza dell’individuo. La scrittura è movimento e costituisce un aspetto dell’attività espressiva dell’uomo. Come tale impegna non solamente la mano e le dita, ma richiede la partecipazione di tutta la persona che vi canalizza le proprie energie coscienti e non.
La grafologia è quindi ben lontana dall’essere una scienza improvvisata o in relazione ai concetti di esoterismo, magia e occulto: trattasi invece di una vera e propria disciplina autonoma che ha come oggetto di studio la scrittura umana.
La grafologia utilizza d’altronde una metodologia tecnica ben precisa, frutto di anni e anni di studio da parte dei padri della disciplina. Fra tutti spicca il nome di Girolamo Moretti (1870-1963), considerato il capostipite della grafologia italiana. Un frate francescano marchigiano che da solo elaborò un proprio sistema di interpretazione psicologico delle grafie: lavoro che lo impegnò ininterrottamente per tutta la vita.
Il Moretti riuscì ad analizzare 250 mila scritture con l’aiuto dei suoi assistenti e fece delle sue intuizioni una metodologia scientifica. Basata su un concetto dinamico della personalità, secondo cui il risultato della stessa deriva dall’interazione di componenti diversi e non dalla somma di essi, il Moretti distingue nella scrittura la presenza di 82 segni.
Tali segni vengono raccolti attorno ad alcune categorie generali: la dimensione sferica, la pressione, il calibro, le larghezze, l’armonia, il ritmo, l’allineamento di base, l’inclinazione, la direzione degli assi laterali, i legamenti, il profilo delle lettere, l’estetica, i gesti fuggitivi. Ad ogni segno infatti corrispondono specifiche indicazioni di caratteristiche psicosomatiche.
Per approfondire il legame tra segno grafologico e aspetto della personalità ad esso correlato vi consiglio la lettura del mio prossimo post.

Teresa Pistillo – Consulente grafologico peritale giudiziario e dell’età evolutiva